Brand mutanti - 24 Maggio 2018

Sicurezza e autodeterminazione: voglio essere un’artista

a crescita professionale e direttamente collegata a quella personale. Indipendentemente da chi ho di fronte, la mia prima valutazione si focalizza sulla persona, sui valori che riesce a trasmettermi: la condivisione di idee, la gratificazione di aver fatto bene, la consapevolezza del significato di appartenenza; sono anche questi i valori che nutrono e accrescono il professionista.

Condividere le nostre idee significa sapere di appartenere ad un insieme di persone dalle quali possiamo ricevere approvazione, conferme, certezze, consensi, una pacca sulla spalla che possa rinforzare la nostra autostima. Tutti ne abbiamo bisogno, nessuno escluso.

Cosa sono io oggi? Professionalmente cosa rappresento e per chi lo rappresento?

Penso che la maggior parte delle professioni hanno necessariamente bisogno di consensi che la attestino. Non posso essere un autista se non possiedo la patente; non posso essere un architetto se non ho la laurea in architettura; non posso essere un falegname se non ho mai realizzato un oggetto di legno funzionale allo scopo; non posso essere un imprenditore se non ho mai costruito un'attività che offre servizi o prodotti utili alla collettività.

Tutte le professioni hanno bisogno di essere vidimate, tranne una: l'artista, tale per autoproclamazione.

In un articolo precedente scrivevo:

Con le pitture nere, Goya dipinge per se stesso, non immagina un pubblico, non lo vuole e non gli interessa. Non vuole comunicare con nessuno se non con se stesso. ... Un'arte, la sua, che non ha bisogno di consensi, che non ha bisogno di essere valutata se non dall’artista che la genera.

Nel 2006 la Saatchi Gallery, famosa per Sensation, la mostra che proclama la nascita delle principali correnti artistiche degli anni 90, apre su saatchigallery.com "your work": una piattaforma web nella quale qualsiasi persona, inserendo biografia e immagini del proprio lavoro d'artista, creare una pagina personale . Al progetto partecipano più di settantamila persone, che autodesignatosi artisti contribuiscono alla creazione di questo evento mediatico-culturale senza precedenti.

Perniola in Arte espansa scrive

Si é artisti perché si è consapevoli di essere tali. Lo statuto di artista si basa su uno status di autodesignazione esplicita. In altre parole, io sono artista non perché una o più persone qualificate in questo campo mi giudicano tale, ma perché mi autonomino in questo modo. Non c'è bisogno di nessuna investitura esterna che mi distingua da un imbianchino o da un imbrattatele.

Quindi, se l'artista deve dar conto solo a se stesso, in che modo solidifica il proprio percorso professionale? In chi trova la conferma di aver fatto bene e lo stato di gratificazione utile alla crescita?

Penso che queste risposte siano da ricercare nell'atto creativo dell'opera e nella gratificazione del risultato finale. In essa l'artista rivive se stesso, una sorta di specchio con il quale interrogarsi.

Sono convinto che questa sorta di astrazione sia utile sia alla rappresentazione del se che alla crescita personale e professionale del singolo visto nella collettività.

Ho voluto trasferire questa valutazione all'interno della mia vita personale e professionale. Da questo punto di vista tutti possiamo essere artisti. É necessario determinazione e perseveranza nella ricerca del proprio spazio costruito all'interno del proprio progetto di vita, familiare e imprenditoriale. Non voglio sperare di far bene ma voglio far bene.

Un invito a specchiarsi nel proprio lavoro, nella propria famiglia, a guardarsi con gli occhi di chi ci ama.

L'effetto sorpresa sarà stupendo.