Brand mutanti - 15 Settembre 2017

L’arte a discapito dell’artista

Ho appena terminato di scrivere un articolo riguardo le pitture nere di Goya quali espressione asociale di un''arte per niente creativa.

Goya é uno dei pochi artisti che riesce a vincere i mostri del proprio subconscio. Da ultra settantenne, per due anni, li affronta estrapolandoli dalla propria coscienza per stamparli con forza, coraggio ed estrema lucidità sulle pareti interne della Quinta del Sordo.

Molti sono invece gli artisti che non ce la fanno. L'ultima vittima dell'arte, e non per ultima, è Chiara Fumai: artista morta suicida (rinchiusa) all'interno di una residenza d'artista.

Nietzsche considera l'arte lo strumento con il quale l'uomo tende a liberarsi dall'oppressione della razionalità.

L'artista non dev'essere visto come esecutore irrazionale di opere creative. L'arte non vuole e non deve essere confusa con la creatività. L'artista non è il creativo. Nessun creativo è mai morto suicida per eccesso di creatività. L'artista muore suicida per eccesso d'arte: un sentire mutevole e rigenerativo che non può essere spiegato se non vissuto, affrontato e asportato.

La creatività con oggettiva soddisfazione genera il bello, il funzionale, il capibile e l'utile. L'arte genera gusti che modificano l'idea di bello e di brutto. La creatività è organizzazione e comunicazione oggettiva.

L'arte è comunicazione soggettiva capace di modificare il percepibile, sopravvivere alle guerre, generare visioni che travalicano l'immaginifico e rigenerarsi a discapito dell'artista di cui ne rimane solo il ricordo.