PERCHÈ E IN CHE MODO

Manifesto

Crediamo nel branding come asset che genera marche di successo durevoli nel tempo, in grado di superare le logiche di prezzo e i periodi di crisi. Crediamo nei brand dal carattere umano, perché capaci di creare unicità e differenziazione, di coltivare relazioni, potenziare le partnership e salvaguardare il business.

Abbiamo bisogno di umanità. Quanto è umano il tuo brand?

Questa è la domanda che ogni marca deve porsi per riuscire a posizionarsi nella mente e nel cuore delle persone; processo che accresce l’apprezzamento e l’autorevolezza di una brand virtuoso e durevole nel tempo. Abbiamo bisogno di umanità e i brand possono essere strumento e canale per divulgare i principi umani.

C’è molto di più in un brand che generare fatturato e profitto. Le marche ci rendono protagonisti del nostro tempo. Non sono solo ciò che vendono e non rappresentano solo ciò che propongono, narrano ciò che fanno ed esprimono ciò che sono. Le marche parlano alle persone e lo fanno stimolando le emozioni. Inclusione, sostenibilità, benessere e condivisione sono solo alcuni dei valori che i brand fanno propri per invitarci ad essere persone migliori.

Invitiamo e supportiamo le aziende ad umanizzare il proprio brand

L’essere umano evolve per scelta e lo sviluppo sociale e tecnologico dell’uomo avviene grazie al libero arbitrio, alla facoltà e alla responsabilità di scegliere e agire. 

Come avviene il processo di scelta?

Uno studio dell’Università di Cambridge sostiene che se i centri cerebrali che gestiscono le emozioni subissero un danno non solo saremmo impossibilitati nel ridere o piangere ma anche nel prendere qualsiasi decisione.Se la razionalità ci permette di trarre conclusioni è la nostra parte emotiva che determina la scelta. Ogni decisione quindi, anche quella che individua la scelta d’acquisto, è molto più vicina al cervello limbico (la sede delle emozioni) che a quello corticale (la parte razionale).

Posso scegliere di acquistare un prodotto o un servizio considerando il prezzo, la qualità, il design, il gusto o il consiglio di un conoscente. Ma (escludendo il potere d’acquisto dell’acquirente) scelgo nuovamente e ripetutamente (la crescita e la longevità di una marca si nutre di questo) quel prodotto/servizio solo se gli attribuisco valori che sento affini. 

Le aziende sono fatte di persone e l’acquirente, il consumatore, la buyer personas, il cliente, il lead (chiamiamola pure come vogliamo) è una persona. Le persone si confrontano, parlano, condividono e scelgono utilizzando le emozioni. 

  • Le marche parlano alle persone e lo fanno stimolando le emozioni. 
  • Il nostro compito è creare marche che sappiano farsi ascoltare e ricordare. 
  • La nostra missione è posizionare i brand nella mente e nel cuore delle persone.

Sappiamo di essere imperfetti. Ammetterlo significa fidarsi e  condividere un sentire che accomuna i più onesti. Sono le nostre diversità a renderci unici e a volte insostituibili. Restiamo appassionati. Restiamo autentici. Restiamo umani. Lavoriamo per essere, sempre e comunque, persone migliori.

Non esiste l’azienda perfetta così come non esiste l’uomo, la donna e il bambino perfetto (ammenochè il bambino non sia il cyborg David di AI che, per essere amato dalle persone che scelgono di adottarlo, come Pinocchio, persevera nel sogno di diventare un bambino umano. Ognuno di noi è amato con (o per) le proprie imperfezioni. Sono soprattutto le nostre diversità a renderci unici; in caso contrario saremmo simili a dei perfetti replicanti, come le copie di se stesso che David scopre già inscatolate e pronte alla vendita. Nelle arti visive – ad esempio – le imperfezioni sono segni distintivi di unicità, veridicità e valore economico. Sono imperfette, vere e uniche – ad esempio – le pennellate sgrammaticate di Van Gogh, il dripping di Pollock, i volti del periodo blu di Picasso, l’arte degenerata, autentica e leale, che combatte contro la perfetta propaganda dell’arte nazista. Perfino la Gioconda di Leonardo da Vinci, i non finiti e i dipinti della cappella Sistina di Michelangelo non sono perfetti. 

Quest’era ci consegna la perfezione come obiettivo da raggiungere e comunicare per aver seguito e successo: le nostre giornate devono essere perfette, così come perfetti devono essere i nostri amici, il nostro lavoro, il nostro corpo e il nostro outfit. L’essere umano non è perfetto e qualora si pensi all’AI come lo strumento perfetto per raggiungere risultati perfetti, ciò significa che stiamo perdendo l’individualità come caratteristica di unicità e differenziazione. Le nostre imperfezioni sono perfette per essere amate e questo è il primo punto sul quale costruire una vita felice. Restiamo umani scriveva Vittorio Arrigoni. Concediamoci l’opportunità di costruire, nutrire e divulgare i principi di umanità. Ciò significa fidarsi, amare, essere sicuri che nell’altro ci sia del buono. Restare umani significa focalizzare la crescita nella condivisione più che nella moltiplicazione. Il genere umano è da sempre proiettato alla conquista e l’errore di fondo sta nel ritenere la moltiplicazione l’operazione con la quale ottenere la crescita. La crescita invece si costruisce attraverso una visione antropocentrica, nella quale la persona è il principale fulcro per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Crediamo nella condivisione, autentica e appassionata, quale metodo logico-operativo primario per la diffusione della conoscenza:  asset per il benessere del singolo e della collettività. Crediamo nella passione e nell’autenticità quali sentimenti necessari per sviluppare o supportare progetti di cui essere orgogliosi. Crediamo nel lavoro come processo di evoluzione e sviluppo dell’uomo; progetto di vita autentico e appassionato. Autenticità e passione generano bellezza; la bellezza produce amore, L’amore, di qualsivoglia natura, ci aiuta ad essere persone migliori.