Il lavoro più importante (riflessione ad alta voce)
Mio padre era un poliziotto di strada. È stato sovrintendente capo. I suoi gradi li ha ricevuti per meriti, rischiando la vita ogni giorno. Da piccolo pensavo che fare il poliziotto fosse il lavoro più importante del mondo.
Poi, verso i quattordici anni, mi sono appassionato al disegno e poi alla pittura. A ventiquattro, terminata l'Accademia di Belle Arti, mi sono trasferito a Torino e ho scoperto che, il più delle volte, giacca e cravatta contano più di quello che dici.
Facevo il venditore porta a porta, un lavoro poco importante. In strada, tra un contratto e l'altro, ricordavo con nostalgia di quando ero ragazzino e le giornate di lavoro con i miei zii.
I lavori più importanti si fanno sudando. Nei lavori più importanti ci si sporca le mani. Pensa al chirurgo, all'infermiere, al muratore, all'agricoltore, al pittore e allo scultore, all'artigiano e al poliziotto.
Poi ci sono quelli diversamente importanti.
Pensa al padre o alla madre che, non avendo scelta, lavorano sottopagati sette giorni su sette. Pensa ai licenziati sostituiti da sistemi che ottimizzano i costi. Pensa al lavoratore morto sul lavoro, che di bianco ha la pelle e quella dei suoi cari dopo la notizia.
Il poliziotto, soprattutto quello di strada, è un lavoro per il quale si rischia la vita, mio padre lo sapeva e un po' anche noi. Se lo vedi uscire ogni giorno con la pistola, te li fai due conti. Ma gli altri?
Su cadutipoliziadistato.it si legge che dal 1981 al 2023 sono morti 456 poliziotti. Escludendo questi, da anni sappiamo che in media muoiono 3 lavoratori/lavoratrici al giorno. Più di 1000 morti l'anno.
Qual è il lavoro più importante?