Se provassimo ad immaginare il lavoro come parte della nostra vita più che una parentesi della nostra vita privata? Se provassimo a riconsegnare al lavoro il suo vero significato, dando significato al nostro progetto di vita? Come ci suggerisce Godin “Potrebbe non trattarsi solo di soldi”
Il mio equilibrio lavoro vita privata ha bisogno di confini da esplorare, non di frontiere da conquistare. Il mio è un lavoro senza vincoli d’orario condiviso e condivisibile. Un luogo mentale e fisico dove è possibile incontrarsi e confrontarsi. Un luogo nel quale la #crescita si nutre della #condivisione autentica e appassionata per generare tempo. Tempo da consegnare e da ricevere. Tutto questo necessità di lealtà e rispetto.
In Crearts sto avviando un nuovo modello organizzativo nel quale le #persone che collaborano con me possano gestire il loro tempo. Quello da dedicare al lavoro e quello da dedicare agli affetti, con la speranza che, col tempo, questo tempo non debba prevedere più suddivisioni di sorta. Nel #rispetto del collega e del cliente, potranno decidere dove, quando e come lavorare. Un processo virtuoso che ha bisogno di consapevolezza di sé e della persona che si vuole essere.
Smettiamola di essere protagonisti e, al contempo, osservatori inconsapevoli della nostra vita. Riappropiamoci del nostro status di essere umani liberi e consapevoli. È applicabile in tutti quei settori che decidono di abbandonare il significato di lavoro industriale gestito, sorvegliato e ubbidiente, per far spazio a persone che svolgono un lavoro significativo per se per gli altri.
Questo è l’equilibrio che cerco. Questo è l’equilibrio che sto costruendo.