Brand mutanti - 10 Gennaio 2024

Il lavoro nel 2024: abbandoniamo il dovere del fare

In questo 2024 l'occupazione italiana viaggerà a ritmi più lenti. Meno assunzioni ma anche meno licenzianti da entrambe le parti. Lo stato dell'arte in Italia è lo stesso che negli Stati Uniti. Nick Bunker direttore della ricerca economica nordamericana presso l’Effet Hiring Lab dichiara su Fast Company che sempre meno persone lasciano il lavoro e le aziende, che licenziano meno, non nascondono le difficoltà nel trovare manodopera specializzata.

L'attuale situazione economica preoccupa e le persone non vivono più le motivazioni che hanno generato le grandi dimissioni. Le persone stanno lasciando il lavoro essenzialmente allo stesso ritmo che avevano prima della pandemia. Per quelli che lo fanno, la retribuzione rimane il fattore più importante, mentre la flessibilità - un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e il fatto di affrontare spostamenti più brevi - ritorna al secondo posto - spiega Pawel Adrjan, Director Emea & Apac Economic Research di Indeed.

Secondo il sondaggio condotto da PageGroup, azienda internazionale di recruiting, Il 70% dei lavoratori ha dichiarato che i propri datori di lavoro non hanno intrapreso nessuna azione per combattere gli effetti dell’inflazione, a parte concedere aumenti di stipendio. Il 41% degli intervistati sta cercando attivamente un impiego con stipendio superiore per far fronte ai costi della vita. Riguardo questo punto, il 96% dichiara di aver sofferto gli aumenti collegati a generi alimentari e bollette.

Quindi, in sintesi: sentiamo che l'inflazione ci sta tagliando le gambe, ma intanto (ci) licenziamo e assumiamo sempre meno. L'unico modo per darci un mano è concedere qualche aumento e non siamo più interessati alla flessibilità lavorativa. Intanto, c'è sempre più difficoltà nel trovare, in più ambiti e posizioni economiche, professionalità specializzate.

Dovremmo essere più onesti e ragionare su retribuzione, crescita professionale e flessibilità come i pilastri sui quali costruire la nostra cultura aziendale e migliorare la nostra vita personale. Invece no, siamo ritornati a trascorrere le nostre giornate nel fare per dovere.

Dove abbiamo cercato di equilibrare la nostra vita facendo convivere il lavoro con il privato, stiamo ritornando al nostro abituale stile di vita pre-pandemico. Al fare per dovere. Dove per un paio d'anni il coraggio ci ha guidati nel perseguire la qualità del nostro essere al mondo in un presente proiettato verso un futuro da costruire con coraggio e perseveranza, oggi ritorna la paura di fallire e di deludere i nostri cari. Oggi ritorniamo a preoccuparci di un presente che prova a guardare un futuro che c'è ma che non vogliamo vedere. In questi ultimi anni abbiamo imparato che siamo noi gli artefici del cambiamento, ma oggi - a quanto pare - rimaniamo assuefatti dalle incertezze, ritornando a vivere in una sorta di limbo. Quale?

Ci svegliamo e facciamo colazione - più o meno - alla solita ora. Accompagniamo i figli a scuola prima che suoni la campanella. Andiamo a lavoro entro l'orario. Il solito. Lo facciamo per dovere. Telefoniamo per dovere. Terminiamo i nostri task per dovere e, per dovere, facciamo la valigia per raggiungere quel cliente. 

Abbiamo il dovere di lavorare, di pagare le tasse, di essere dei bravi cittadini. Abbiamo il dovere anche di andare in vacanza. 

Nel dovere obbediamo, abbassiamo la testa e chiudiamo gli occhi. Qualche volta diciamo la nostra, ma poi ricordiamo la busta paga, quella che manda i figli a scuola o al cinema. Lo stipendio che ci consente anche il regalo di Natale e la gratificazione di vivere un sorriso. 

Barattiamo il dovere del fare con il timore di perdere quanto ci è più caro.

È ora di cambiare. Siamo pronti. Lo siamo già da un bel po'.