Branding e Arti visive - 24 Settembre 2016

Orlan, Stelarc, Gina Pane e tanti altri brand.

Dell'arte contemporanea fa parte anche questo ... esagero, sopratutto questo; una comunicazione esente dal marketing, utile, coinvolgente, riflessiva, intimistica, oggettiva.

Anche la body art, quella riconosciuta dall'arte contemporanea, quella da non confondere con la sorellastra che decora corpi, ha dato vita a brand settorializzati nel linguaggio specifico.

La performance chirurgica: ORLAN

La performance tecnologica per un cyber corpo: STELARC

La performance intimistica: GINA PANE

Orlan, Stelarc, Gina Pane ... e tanti altri brand "dell'arte del corpo" sviluppano un linguaggio visivo nel quale lo spettatore vive un'esperienza sensoriale attraverso l'esperienza corporea e corporale dell'artista.

L'engagement di alcuni brand (Hermann Nitsch Chris Burder per citarne solo alcuni) trasformano lo spettatore in attore, esecutore e co-protagonista dell'azione performativa. In assenza dell'utente l'azione performativa sarebbe nulla. In assenza dell'esperienza l'opera sarebbe inesistente. L'artista e l'utente vivono interconnessi attraverso l'opera prodotta;  in assenza dell'utente, artefice dell'esperienza, resterebbe esclusivamente l'idea, il progetto; forma embrionale di qualsiasi opera comunicativa (perché qui di comunicazione visiva stiamo parlando, nella sua forma intenzionale, pratica, sensoriale).  Gli artisti della body art sono brand dal valore esperienziale ed emozionale esenti dal marketing e dal prodotto designato all'acquisto. Cos'è quindi il brand se non la rappresentazione di un modo di essere, o meglio la riproduzione, in ogni sua forma, del sentire individuale che accomuna e coinvolge il collettivo?