Pillole

Siamo la residenza dei nostri valori

Sei stato lo studente o la studentessa che si è alzata ogni mattina per studiare, superare gli esami e raggiungere il lavoro agognato. Oggi credi di essere semplicemente uno dei tanti lavoratori o delle tante lavoratrici che si alza ogni mattina per lavorare, guadagnare e vivere.

Se pensi che qualcosa sia andato storto ti sbagli di grosso.

Ho frequentato il liceo artistico e l’accademia di belle Arti di Napoli. Ho studiato per anni sapendo che avrei fatto l’artista; quello che espone negli spazi che contano, quello che è parte del sistema dell’arte, quello che realizza opere da centinaia di migliaia di euro. Non è stato così, ma è andata comunque bene.

Non mi sto accontentando e non sto giustificando un insuccesso. Sto dicendo che le strade per raggiungere i propri traguardi posso essere diverse, ma questi nel tempo non cambiano. Possono mutare nella forma ma non nella sostanza.

Il tempo ci cambia: siamo diversi dalle persone che eravamo ieri e saremo diversi da quelle che saremo domani, ma il nostro desiderio di esistere nel fare rimane lì, sempre vivo, luminoso e coinvolgente. Chiedete a chi vi ama se riuscirebbe ad immaginare una vita senza di voi. Di sicuro non sarebbe felice come oggi. Chiedete adesso se prima di conoscervi immaginava proprio voi. Penso proprio di no. Il più delle volte alcune strade che percorriamo non sono quelle che abbiamo desiderato, eppure abbiamo imparato ad amare le destinazioni, soprattutto quelle inaspettate.

Siamo le destinazioni che meritano le persone che amiamo, quelle che restano al nostro fianco comunque vada.

Non siamo semplicemente quelli che si alzano la mattina per lavorare, guadagnare e vivere. Noi non siamo il lavoro che facciamo. Siamo il valore che offriamo attraverso il lavoro che scegliamo di fare. Se noi contiamo il nostro lavoro conta. Se ci attribuiamo valore trasferiamo valore.

Se non sei convinto chiedi a chi ti ama.

Sei dipendenti su dieci lavorano senza passione

Secondo Gallup il 59% dei dipendenti a livello globale fa il minimo indispensabile.

In quale parte ti riconosci?

Sei persone su 10 lavorano con svogliatezza, senza obiettivi e senza passione. I dipendenti sanno quello che fanno, sanno come farlo ma non sanno perché lo stanno facendo. Uno dei motivi che li tiene a lavoro è lo stipendio. Quando non basta anche quello, smettono silenziosamente. Stress, malcontento e apatia sono le criticità da risolvere a monte. Di chi è la colpa? Le nostre organizzazioni hanno bisogno di significato. Noi tutti abbiamo bisogno di significato.  Il consiglio di Gallup è chiaro: Cambia il modo in cui vengono gestite le tue persone. Va bene, ma bisognerebbe ascoltare anche l’altra campana. Perché qua di persone si tratta, nell’uno e nell’altro caso. Bisognerebbe iniziare a parlare. Una riflessione apparentemente molto semplice, ma di difficile applicazione. In Italia esistono aziende così verticalizzate che ricordano il Buco di Gaztelu-Urrutia.

Il report qua

Cosa vedi quando ti guardi allo specchio?

Cosa vedi quando ti guardi allo specchio? Ti riconosci per quello che sei o per quello che rappresenti?

Il tempo ci costringe a cambiare, ci rende più forti o più deboli, più gentili o più arroganti, più emotivi o più distaccati. Il fatto è che non ci conosciamo per davvero: la persona che eravamo ieri è diversa da quella di oggi e sarà differente da quella di domani. Le motivazioni però rimangono le stesse. Possiamo percorrere strade differenti, così come differenti possono essere i modi per raggiungere i nostri traguardi, ma questi restano sempre lì, immutabili e bellissimi come gli occhi delle persone che amiamo.

Siamo esseri imperfetti e a volte ci capita di sentirci inutili. A me capita. Sentirsi utili è una necessità, ci mantiene vivi. Essere utili significa produrre e il risultato del prodotto, al di là della sua funzione, è la gratificazione di aver fatto bene per se stessi e, il più delle volte, per coloro a cui teniamo.

Cosa vedo quando mi guardo allo specchio è il risultato del mio lavoro ottenuto dallo sguardo amorevole di chi mi sceglie comunque vada.

Un altro modo di vedere il successo.

Quando scegliamo la persona con la quale lavorare, non limitiamoci semplicemente al più bravo

Ognuno di noi ha peculiarità specifiche che lo rendono unico per differenziazione. La nostra unicità la mettiamo al servizio della nostra professione che è solo verosimile a quella degli altri. Io sono un brand manager, ma non come gli altri brand manager. Se fosse così, la scelta, soprattutto quella ripetuta, cadrebbe sul costo rapportato a specifiche competenze. Quando scegliamo la persona con la quale lavorare, non limitiamoci semplicemente al più bravo, questo cambia nel tempo ed è parte di un tutto molto più complesso. Io voglio la persona che sceglie di aggiungere alle competenze professionali il proprio contributo personale.

Sostituibili, ma non così facilmente

Non siamo ingranaggi di una macchina, quelli che in fabbrica sostituisci facilmente. Siamo persone necessarie perché generose e competenti. Ciò ci rende insostituibili come un chiodo invece di un fischer o un giravite al posto di un Black and Decker. Non siamo chiamati a realizzare un buco nel muro, ma a capire perché e dove realizzarlo. A scegliere la punta più adatta e la giusta profondità. Siamo sostituibili certo, ma non così facilmente.